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San Romedio - foto Franco Isman


San Romedio

a cura di Franco Isman


Abbiamo già raccontato di Dreikirchen, le tre chiesine medioevali lungo la strada di montagna che collegava Bozen (Bolzano) a Brixen (Bressanone). Ma tutta l'infida rete stradale del medioevo era costantemente percorsa, oltre che da mercanti, soldati e grassatori, dai pellegrini che si recavano o tornavano dai grandi luoghi di culto cristiani dell'antichità: Roma, la Terrasanta, Santiago de Compostela. E lungo queste strade erano quindi ubicati numerosi luoghi di culto minori, tappe per i pellegrini.

l'ingresso e l'inizio delle scalinata - foto Franco Isman
foto Franco Isman

Fra tutti spicca San Romedio, nella piccola valle che si apre a oriente di Sanzeno, in Val di Non.
Come scrivono tutte le guide turistiche: “Il santuario è abbarbicato su di uno spuntone roccioso di 70 metri ed è formato da una vertiginosa piramide di chiesette sovrapposte, costruite in epoche successive e collegate da una ripida scalinata di 131 gradini.”
La “Chiesa Antica”, costruita sul culmine della roccia, è dell'XI secolo, di epoca romanica, corredata di un portale con crocefisso e testine in pietra e decorata con affreschi duecenteschi, probabilmente opera di artisti della vicina val Venosta (Vinshgau) e custodisce le reliquie del Santo oltre a centinaia di ex-voto. Poi nei secoli successivi, scendendo verso il basso e collegate da ripide scalinate, si costruirono le altre cappelle: San Giorgio nel 1487, San Michele nel 1514 di stile barocco, la chiesa maggiore di San Romedio nel 1536 e, dopo la prima Guerra mondiale, la chiesetta dell'Addolorata, come ringraziamento per la pace ritrovata: un suggestivo miscuglio di stili che ne accentua il fascino.

la cappella

Fra storia e leggenda, si vuole che San Romedio fosse discendente di una nobile famiglia tirolese che, abbandonati i lussi e gli sprechi, iniziò un lungo pellegrinaggio nei diversi santuari d'Europa finché, di ritorno da Roma, si fermò appunto vicino a Sanzeno in Val di Non dove, attorno al Mille, costruì un piccolo eremo assieme a due discepoli Abramo e Davide.

E la leggenda racconta di come, sentendosi verso la fine dei suoi giorni, volle andare a rendere omaggio al suo fraterno amico Vigilio, vescovo di Trento (nella realtà San Vigilio è del quarto secolo). I suoi discepoli, mandati a sellare il cavallo, trovarono un orso che lo stava divorando. San Romedio allora fece sellare l'orso e con questo, subitamente mansueto, si recò a Trento.

la cappella            la cappella

   

L'iconografia rappresenta sempre San Romedio a cavallo dell'orso, e se ne trova ampia documentazione fin nel lontano castello di Choltice, in Boemia, a circa 100 chilometri da Praga, palazzo della antica dinastia dei Thun, originaria proprio della Val di Non, che ne vollero conservare il ricordo con una bella pala d'altare di L.R.Rotmayer (fine '600) ed affreschi di Johan Steger rappresentanti San Romedio, ma anche altri castelli della Valle.

E per ricordare la leggenda, e attirare i turisti, dal 1958 in un recinto adiacente al santuario si possono ammirare due orsi che passeggiano annoiati. L'arcidiocesi di Trento, cui il santuario appartiene, pare voglia eliminare questa presenza, affidando gli orsi all'Ente Parco Adamello-Brenta, ma numerosi sindaci della zona si oppongono.

San Romedio - foto Franco Isman    ex-voto


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  29 ottobre 2005